[vc_row][vc_column][vc_column_text]I consumatori sono sempre più attenti alla sostenibilità e preferirebbero consegne meno rapide a fronte di un impegno maggiore delle aziende sui temi ambientali. E’ il sorprendente dato emerso dall’indagine sulla vendita al dettaglio e sulla sostenibilità elaborata da CGS.
Anche se il report è stato realizzato analizzando il mercato statunitense, la domanda di politiche sempre più green rappresenta un’istanza molto sentita anche nelle dinamiche commerciali europee.
Dopo la pandemia, si torna a parlare di ambiente
La sostenibilità, secondo quanto si legge nel documento, è una sfida passata in secondo piano durante l’emergenza sanitaria iniziata nel 2020. Due anni dopo però lo scenario è profondamente cambiato: oggi i temi legati all’ambiente rappresentano il valore più importante per i consumatori. Chi fa acquisti, infatti, si aspetta che i brand di riferimento, incluse le aziende della logistica, sposino pratiche sostenibili. Quasi la metà degli intervistati (42%) risponde infatti di preferire l’applicazione di policy sostenibili rispetto a spedizioni express. Oggi, quindi, i consumatori sono disposti ad aspettare più a lungo i prodotti acquistati, ma in cambio vogliono vedere l’impegno concreto delle aziende nella lotta alle emissioni inquinanti.
Negli ultimi tre anni, il rapporto, realizzato intervistando mille consumatori di età compresa tra 18 e 65 anni, ha mostrato un andamento altalenante per quanto riguarda l’importanza complessiva della sostenibilità nelle catene di fornitura al dettaglio. Nel 2022, però, l’interesse degli acquirenti verso la sostenibilità è tornato ai livelli pre-pandemia: il 79% degli intervistati ritiene che la sostenibilità sia da “piuttosto importante” a “molto importante”.
Inoltre, nonostante l’inflazione e lo scenario geopolitico, il 68% degli intervistati è favorevole a pagare di più per l’abbigliamento sostenibile e il 18% è disposto a pagare fino al 25% in più.
La richiesta dei consumatori: più attenzione ai cambiamenti climatici
I consumatori ritengono però anche che si possa fare ancora di più in tema di sostenibilità. Poco più di un terzo (34%) afferma che i marchi offrono sufficiente trasparenza nelle loro pratiche di sostenibilità. Alla domanda su quali impegni ambientali e sociali i marchi dovrebbero dare la massima priorità, il 32% degli intervistati cita pratiche di lavoro etiche.
Dai dati emerge inoltre una significativa differenza generazionale: la maggioranza della generazione Z (60%) e dei millennial (59%) sosterrebbe una legge nazionale/globale in grado di imporre pratiche sostenibili, mentre solo il 37% dei baby boomer è a favore di uno scenario più rigoroso.
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